Wangari Maathai
In occasione della festa internazionale delle donne ricordiamo Wangari Maathai.
In occasione della festa internazionale delle donne ricordiamo Wangari Maathai (link della sua vita http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/wangari-muta-maathai/) “la madre degli alberi”, figura cardine dell’ecofemminismo, prima donna africana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace, nel 2004, attivista fondatrice del movimento del Green Belt per l’ambiente e per i diritti delle donne, che ha saputo tenere insieme giustizia sociale e salvaguardia della biodiversità.
Ecco un breve video dal titolo “Sarò un colibrì” di Bil Beneson e Gene Rosow in cui Wangari Maathai e a seguire i contenuti testuali.
https://www.youtube.com/watch?v=ArlG1rfveZg
“Quando voglio ricordare a me stessa lo sforzo che dobbiamo compiere per rigenerare la Terra e per la tenacia di cui necessitiamo per far fronte all’indifferenza, penso al colibrì. Può sembrare singolare, dato che molti di noi vedono questo uccellino come una creatura minuscola, delicata, volubile e sfuggente. Ma la storia del colibrì, raccontatami per la prima volta dal professor Suju in Giappone, suggerisce un’interpretazione molto diversa. La storia comincia con un enorme incendio che scoppia e si propaga nella foresta. Tutti gli animali, grandi e piccoli, scappano al limitare del bosco e si fermano ad osservare le fiamme. Tutti tranne un colibrì. “Farò qualcosa per spegnere l’incendio”, dice il minuscolo uccellino. Vola vicino al torrente più vicino e si tuffa nell’acqua. Si risolleva poi nell’aria portando nel becco una perla d’acqua che lascia cadere nelle fiamme. L’incendio divampa, ma il colibrì continua a volare al torrente e a tornare con una goccia d’acqua nel becco, convinto che quell’azione farà la differenza. Nel frattempo gli altri animali, alcuni dei quali con lunghe proboscidi e grandi bocche, come l’elefante, la giraffa, il leone e il leopardo, ridono della minuscola creatura. “Ma che cosa credi di fare?” lo scherniscono. “Sei solo un colibrì. Lo vedi quanto è esteso l’incendio. Pensi davvero di poter fare qualcosa di buono?” Senza sprecare tempo e stanco delle parole scoraggianti e della loro inazione, il colibrì si volta verso gli altri animali mentre si prepara a tornare al fiume esclama: “Sto facendo del mio meglio!”. A prima vista sembra assurdo che un minuscolo colibrì, trasportando poche gocce d’acqua nel becco possa condizionare un enorme incendio nella foresta. Ma, chiaramente, non è quello il senso della storia. Le lezioni che possiamo trarne sono queste: il colibrì sta lavorando al massimo delle sue capacità per il bene più grande di tutti gli altri animali e della foresta. Se gli animali più grandi dessero un contributo ai suoi sforzi, il risultato sarebbe di gran lunga migliore, ma sono troppo occupati a deridere il colibrì per il suo impegno o a piangere per la disperazione. La loro inerzia amplifica solo la fatica dell’uccellino. La morale più ampia della storia è che non si raggiunge nulla senza fare sforzo. Come recita la massima attribuita al maestro cinese taoista Lao Tzu: “Un viaggio di mille miglia inizia con un solo passo”. Magari è vero che la situazione è disperata e che il colibrì da solo non potrebbe mai spegnere un incendio. E probabilmente, anche se tutti gli animali collaborassero con lui, non riuscirebbero a sconfiggere le fiamme. Ma potrebbero spegnere parte dell’incendio e quindi limitare i danni della loro casa. E ciò che è assolutamente certo è che non lo sapranno mai se non proveranno. Dobbiamo prendere i nostri piccoli becchi e trasportare qualche goccia d’acqua (quella goccia di cambiamento) dove è necessaria, e continuare a farlo, a dispetto di ogni previsione. Magari ci attireremo il disdegno, il dileggio o l’indifferenza di quelli più potenti di noi. O magari incoraggeremo altri a fare un passo avanti e seguirci. Non lo sapremo mai finché non abbandoneremo la nostra inerzia e daremo agli altri l’energia per agire. Alla fine, tutto quello che siamo chiamati a fare è il nostro meglio”.