Diritto all’acqua: il protocollo internazionale

E’ cominciata la campagna internazionaleDal sito del CICMA (Comitato Italiano per il Contratto Mondiale per l’Acqua):

“Ancora oggi il diritto umano all’acqua come diritto autonomo e specifico ad un quantitativo  minimo, necessario per la dignità della vita,  non è garantito in nessuno Stato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia nel loro Rapporto 2015 (Joint Monitoring Programme) denunciano infatti che ancora oggi più di 663 milioni di persone non hanno accesso a fonti d’acqua potabile, oltre 2.6 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienico‐sanitari di base, causa primaria di contaminazione dell’acqua e delle malattie legate all’acqua. Dopo il decennio ONU dedicato all’accesso all’acqua (Water Decade, 2005‐2015), il Rapporto 2013 dello Special Rapporteur sul diritto umano all’acqua “Safe Drinking Water and Sanitation” denuncia le conseguenze del mancato accesso ad acqua potabile e ai servizi igienico‐sanitari: 9 1.5 milioni di bambini muoiono prima di raggiungere i 5 anni,   9 443 milioni di giorni di scuola si perdono ogni anno a causa delle malattie connesse, 9 in tutti i paesi aumenta il numero di coloro che non sono in grado di pagare la bolletta dell’acqua,   9 crescono i flussi di rifugiati climatici che, anche per effetto dei cambiamenti climatici, nel 2050 raggiungeranno quota 250 milioni”.

Per sollecitare la comunità internazionale a definire norme giuridicamente vincolanti sul diritto all’acqua, a concretizzazione della risoluzione dell’ONU del 2010, il Contratto mondiale ha redatto la proposta di un “ Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti economici sociali e culturali” (PIDESC)  che definisce le modalità per rendere concreto il “Diritto umano all’acqua e ai servizi igienici”.
Questa proposta che risponde ad uno degli obiettivi del Manifesto ABC e dell’Agenda politica Acqua Bene Comune vuole essere un contributo ed una sfida in occasione di due importanti eventi internazionali che caratterizzeranno il 2015: il processo di definizione dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile Post2015 che l’Assemblea delle Nazioni Unite approverà ad ottobre, la Conferenza sul Clima COP 21 che si svolgerà a dicembre a Parigi.
L’urgenza di sancire il diritto umano all’acqua e ai servizi igienici di base, attraverso uno  strumentp di diritto internazionale, cogente per gli Stati è oggi una priorità in funzione dei processi di globalizzazione che tendono a  trasfomare  l’acqua in una commodity e ridurre la sovranità degli Stati e la cogenze delle legislazioni nazionali, anche di rango costituzionale, a difesa dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione dell’Onu.
Trattati come il TTIP, o altri accordi di liberalizzazione dei servizi locali, introducono vincoli alla sovranità degli Stati e concedono alle multinazionali la facoltà di portare, al giudizio di Corti private di arbitrato,  legislazioni o vincoli che limitano  il libero mercato, anche se relative a servizi di tutela dei diritti umani, come attestano alcune esperienze di Paesi dell’America Latina.
L’adozione di un Protocollo/Trattato Internazionale per il diritto umano all’acqua, associato al Patto PIDESC, introduce importanti elementi di avanzamento e novità rispetto alle risoluzioni, convenzioni e trattati esistenti.
Sancisce infatti un diritto umano “autonomo”, specifico in tema di acqua e servizi igienici, definisce  le modallità con cui deve essere garantito dagli Stati sul piano sostanziale e su quello procedurale.
Il Protocollo è accompagnato da un documento di “commento” che illustra il criterio di stesura.
Per ottenere l’adesione alla proposta del Protocollo di un gruppo di Stati e  l’avvio di una fase negoziale presso il Consiglio dei Diritti Umani, è necessario una mobilitazione internazionale da parte di cittadini, ONG, Movimenti sociali, nei confronti dei rispettivi Governi.

Il progetto del protocollo

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