Sofia contro l’Unilever

La giovane rapper che sfida l’inquinamento del suo paese

Da Bergamopost

India, una giovane rapper sta facendo tremare la Unilever, la multinazionale del cibo. Con le sue canzoni la donna sta denunciando i crimini ambientali per i quali è accusata nel Paese asiatica l’azienda, colosso in campo alimentare cui appartengono i principali marchi dei prodotti di largo consumo, dal cibo all’igiene personale e della casa, passando per le bevande. Unilever, nata dalla fusione di due realtà, una inglese e l’altra olandese, negli anni è stata spesso criticata per la sua condotta. Nel 2007 ha licenziato 1000 dipendenti nello stabilimento italiano di Cagliari e nel 2008 è stata accusata da Greenpeace di aver contribuito alla deforestazione della foresta pluviale indonesiana, acquistando olio di palma da fornitori che non si occuperebbero di salvaguardare l’ambiente. In India, invece, l’accusa per l’azienda è quella di inquinamento ambientale in una zona protetta del sud del Paese, le colline di Kodaikanal. Qui avrebbe abusivamente scaricato scarti tossici di mercurio derivanti dalla produzione di termometri.

Il rap di Sofia. Sofia Ashraf è una giovane rapper, che ha deciso di denunciare l’azienda e i suoi danni ambientali. Sebbene la fabbrica dei termometri sia già chiusa da 14 anni, gli abitanti della zona stanno ancora aspettando che il colosso britannico risarcisca la popolazione, e che avvii un’azione di bonifica della zona. per arrivare alle orecchie di tutti, Sofia, ha deciso di riadattare uno dei principali successi del momento nel mondo del rap, Anaconda dell’americana Niki Minaj, cambiando le parole. E così il titolo è diventato Kodaikanal Won’t: da rap dai chiari riferimenti sessuali si è trasformato in un testo di denuncia. Su Twitter la collega americana ha accolto con favore la nuova versione ambientalista del suo brano.

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