Quanta natura sprechiamo?

Lo spreco alimentare non è un problema che coinvolge solamente il cibo che sprechiamo. Pensiamo anche ai metri cubi d’acqua, alle tonnellate di CO2, l’azoto dei fertilizzanti e tutti i costi ambientali…
Quanta natura sprechiamo? L’altro volto dello spreco alimentare
Lo spreco alimentare non è solo un problema di alimenti: per produrre tutto il cibo che sprechiamo, ogni anno in Italia buttiamo nel cestino fino a 1226 milioni di metri cubi di acqua, 24,5 milioni di tonnellate di CO2e e il 36% dell’azoto da fertilizzanti. È il quadro che emerge dal rapporto WWF “Quanta natura sprechiamo” e dall’indagine realizzata da GfK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply.
Dal Rapporto “Quanta natura sprechiamo” di WWF-ITALIA, 17 Ottobre 2013.
Lo spreco alimentare non è solo un problema di alimenti
Lo spreco alimentare non è solo un problema di alimenti: per produrre tutto il cibo che sprechiamo, ogni anno in Italia buttiamo nel cestino fino a 1226 milioni di metri cubi di acqua, 24,5 milioni di tonnellate di CO2e e il 36% dell’azoto da fertilizzanti, utilizzati inutilmente con tutti gli impatti e i costi ambientali che ne conseguono. La responsabilità è dei consumatori, che spendono in media 316 € euro l’anno in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza essere consumato, ma anche di un sistema produttivo che troppo spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite totali, prima ancora che arrivino in tavola.
“Per arrivare sulle nostre tavole, il cibo di cui ogni giorno ci nutriamo richiede moltissime risorse naturali e per questo può avere impatti importanti sui sistemi ecologici del pianeta. Quando il cibo viene sprecato, anche il suo “costo” ambientale viene sprecato, e l’ambiente viene quindi inquinato, sfruttato o alterato invano – ha detto Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del WWF Italia – La riduzione degli sprechi deve diventare una priorità, anche attraverso un migliore bilanciamento tra la produzione e la domanda. In molti casi sono sufficienti semplici azioni da parte di singoli cittadini, produttori, rivenditori, ristoratori e imprese per contribuire a raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore sostenibilità ambientale.”
Per produrre tutto il cibo che sprechiamo, ogni anno in Italia buttiamo nel cestino fino a 1226 milioni di metri cubi di acqua.
Secondo il rapporto WWF “Quanta natura sprechiamo” , realizzato con la collaborazione scientifica della Seconda Università di Napoli, nel 2012 abbiamo sprecato in Italia fino a 1226 milioni di metri cubi d’acqua utilizzata per produrre cibo che è stato gettato senza essere consumato (il 46% per lo spreco di carne, il 29% per cereali e derivati, il 22% di frutta, verdura e tuberi e il 3% per latte e derivati), un valore comparabile all’acqua consumata ogni anno da 19 milioni di italiani (e al fabbisogno domestico annuo di 27 milioni di nigeriani): di questi, 706 milioni di m3 sono in capo ai consumatori, mentre 520 milioni di metri cubi si sono persi lungo la filiera prima ancora di arrivare nelle case.
Sul fronte delle emissioni, sono 24,5 milioni le tonnellate equivalenti di CO2 immesse inutilmente in atmosfera per produrre beni alimentari sprecati, pari a circa il 20% delle emissioni di gas serra del settore dei trasporti: di queste 14,3 milioni di tonnellate di CO2 e associate al cibo sprecato dai consumatori e 10,2 milioni di tonnellate associate alle perdite lungo la filiera alimentare. Infine, abbiamo sprecato circa 228.900 tonnellate di azoto reattivo contenuto nei fertilizzanti (143.100 tonnellate sprecate dai consumatori, 85.800 tonnellate lungo la filiera), vale a dire che il 36% dell’azoto immesso nell’ambiente, con gravissimi impatti sulla qualità delle acque e sulle specie che popolano gli ecosistemi idrici, poteva essere evitato. Naturalmente, il peso ambientale di quello che sprechiamo dipende sia da quanto sprechiamo, sia da cosa sprechiamo perché ogni alimento ha una propria impronta ambientale che dipende dalla sua filiera di produzione: lo spreco di 1 kg di carne “costa” all’ambiente 10 volte la quantità di gas serra e di azoto reattivo richiesti da 1 kg di pasta. Lo spreco di 1 kg di manzo utilizza invano 594 litri di acqua blu a fronte dei 15 litri per lo stesso quantitativo di pasta. Quindi, anche se i cereali rappresentano il 35% della massa di cibo tipicamente sprecato, mentre la carne, alimento più caro e pregiato, ne rappresenta il 12%, i loro impatti ambientali sono comunque elevati.
L’indagine Eurisko: italiani spreconi consapevoli.
Secondo la nuova indagine realizzata da GfK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply, la quasi totalità (90%) degli Italiani riconosce oggi lo spreco alimentare come un problema serio ed individua la principale causa nei comportamenti poco attenti dei consumatori. Oltre il 70% ritiene che sia molto importante sensibilizzare i cittadini sui temi dello spreco e attribuisce un ruolo primario – prima ancora che alle imprese, ai media e alla grande distribuzione – ai cittadini stessi che potrebbero svolgere un efficace ruolo educativo nei confronti dei più disattenti, in particolare delle generazioni più giovani.
Complice anche la crisi economica, la maggioranza degli italiani dichiara di mettere già oggi in pratica comportamenti utili a ridurre gli sprechi: il 54% controlla quotidianamente il frigorifero, il 65% controlla almeno una volta al mese la dispensa, solo il 36% dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti riservandosi di valutare personalmente la qualità/freschezza dei prodotti scaduti prima di buttarli. E il 45% si dichiara favorevole alla vendita a prezzi scontati di alimentari non deperibili scaduti, a conferma del buon grado di fiducia nei confronti del ruolo di controllo/garanzia della GDO. Al termine della settimana di quotidiana osservazione dei propri comportamenti di “spreco”, la maggioranza (61%) dichiara che i quantitativi di cibo sprecati dalla propria famiglia corrispondono “più o meno” a quanto pensava prima della opportunità di misurazione offerta dall’indagine, solo l’8% dichiara di essersi reso conto di sprecare di più e il 31% dichiara di avere scoperto di sprecare meno di quanto si aspettava. La ricerca ha permesso di quantificare le dimensioni dello spreco alimentare domestico in Italia, in generale e per le principali tipologie di alimenti (vedi scheda), e di mettere in luce gli atteggiamenti dei cittadini nei confronti dello spreco, evidenziando come la crisi in atto stia svolgendo un effetto “virtuoso” sulla percezione del problema inducendo una maggiore consapevolezza della sua gravità e favorendo comportamenti più attenti e più responsabili.